Dopo 30 anni ho deciso di riprendere gli studi e di unirmi all’invisibile popolo che frequenta i corsi del “Serale”, una manciata di giovani e meno giovani che per un motivo o l’altro hanno deciso di rimettersi in gioco e ogni giorno, al calar del sole, appena terminato il lavoro, anziché tornare a casa per rilassarsi sul divano, iniziano un nuovo turno: non in fabbrica, non in ufficio, non in corsia, tra i tavoli del ristorante o alla cassa del supermercato, ma sui banchi di scuola.
La mia quotidianità ha così subito uno stravolgimento e mossa dalla necessità di rappresentare questo particolare momento della mia vita, ho deciso di realizzare una narrazione fotografica che racconti l’impegno, la fatica, le rinunce e il sacrificio con i quali questa congrega multietnica e plurilingue ha dovuto stringere quel patto che al termine del percorso porterà all’ambito “pezzo di carta”.
Allo stesso modo, ho cercato di cogliere gli stati d’animo comuni a tutti gli studenti del serale, tra il piacere della (ri)scoperta di quell’adolescenziale affiatamento di gruppo, la mutualità nella condivisione del lavoro, finanche tutte quelle frustrazioni derivanti dal confronto intergenerazionale e dalla consapevolezza del tempo che passa. Ogni sera, salendo quelle scale, la sensazione è di avventurarsi su di un terreno di battaglia insidioso, dove a farla da padrona è l’ansia di non riuscire, il timore di non essere all’altezza, lo sconforto per l’età che incalza, il tormento e il rammarico per i treni persi, la stanchezza che non lascia spazio ad altro, le difficoltà nella conciliazione dei bisogni di famiglia, lavoro, studio: tutti sentimenti, emozioni, preoccupazioni che vengono superate solamente dalla forza di volontà e dalla determinazione, dal desiderio di una vittoria, per lo più personale, che possa in qualche modo riscrivere il passato, recuperare il filo del presente e dare più dignità al futuro.
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